Novella del Prof. Giovanni Mennella

Capitolo 1

La divisione
(1819 : 64)
…..è un’operazione che coinvolge
“dividendo”e “divisore”
molto spesso chi la fa
trascura il “resto”
che la sua importanza ha.

Prendo spunto da questo “frammento”, scritto ieri mentre tu eri intenta alle faccende domestiche e poi ai necessari preparativi per la tua partenza.
Forse hai ragione tu, un periodo di distacco non puó farci che bene.

Scusa…..il telefono!

“Sei proprio tu…..e anche da lontano, nelle tue parole non sento che rimproveri e talvolta astio………..sicuramente…….hai fantasticato……..stamattina sono andato a Salerno, insieme a mio fratello e mia sorella, per incontrare don Cesare…..ma tu, logicamente, hai pensato chissà che cosa. Ascolta…..ma cosa dici….le tue solite….manie…………..ciao, a presto.”

Ma torniamo a noi…..talvolta mi dici che le mie parole sono dure, ma le tue?…..Macigni!

-…..io voglio bene solo a me stessa…..
-…..che posso fare se gli altri mi cercano…..
-…..non l’ho “salutato”…ho sbagliato….avrei dovuto farlo, così….

E tu sai che potrei continuare all’infinito.
Ma non voglio farlo perché…………io ti voglio bene.

Tu dici di volerne anche a me, ma quante sciocchezze hai commesso.
Ricorda….i nodi vengono sempre al pettine…..e le tue bugie ne hanno fatti di nodi!

Tu mi hai dato tanto (ma non quanto io desideravo), forse me ne darai ancora (non certo, però, tutto quello che io voglio), cosa posso dirti che già non sai? Io ti voglio tutta per me e tu devi volermi bene come io ne voglio a te.

“Non è forte colui che non cade……ma chi, cadendo, trova la forza di rialzarsi”

Io spero che questa divisione ci faccia bene, ma la prossima volta, ammesso che “divisione” debba essere, essa non comporti “resto”.

Ti voglio bene
Gianni

P.S.
Appena l’avrai letta, getta questa lettera dal treno, prima di arrivare a Genova. Come vedi non c’è il tuo nome e qualunque tua amica, conoscendole, potrebbe farti credere chissà che cosa. Solo tu sei in grado di stabilire a chi è indirizzata.

Capitolo 2

La busta bianca faceva bella mostra di se sullo scrittoio dello studio, ma Gabriella non ci fece molto caso.
Era tornata, dopo un mese, ma il suo pensiero era lontano.

Dove sta? Perché non è venuto a prendermi alla stazione?
Si era preoccupata molto poco del fatto che, ogni volta che aveva chiamato, aveva trovato la segreteria telefonica inserita.

Si rammaricava di non avergli mai lasciato un messaggio diverso dal solito formale: come stai?,…mi sto divertendo un mondo!….al ritorno ti dirò.
Conoscendolo, non si era preoccupata della sua assenza
Il bar, la partitina a poker con gli amici, la sua insofferenza a star solo.
Ma l’ultimo messaggio era chiaro: -Arrivo col rapido delle 23.00. Ti aspetto alla stazione.-
Ma forse si era dimenticata di dire il giorno?
Erano le due di notte, forse tra poco sarebbe rientrato, sorpreso e dispiaciuto di trovarla lì. Sorpreso, perché l’aspettava magari domani, dispiaciuto, perchè a quell’ora lei era stata costretta a prendere un taxi.

Fu allora che la vide.
Il cuore le martellò nel petto, ma solo per un attimo.
Il tempo di prenderla, aprirla e poi tutto fu chiaro.
Apparentemente chiaro!

Aveva scritto la lettera la mattina di domenica, ripromettendosi di dargliela prima di partire, ma poi l’aveva dimenticata.

-Ma la telefonata a cui fa riferimento nella lettera?-
La rilesse di nuovo, molto lentamente.
Non capiva!

-La telefonata…..lontano……,ma allora era già partita……quindi non l’aveva scritta domenica.

Era falsa, forse un falso…..,ma la sua firma? Potevano averlo costretto a scriverla. Ma perché? Chi? E il contenuto? Il Significato?……Ma no!

“La fantasia mi sta portando molto lontano” disse tra sé e sé mentre scorrevano ancora una volta quelle parole.
Ma si, ora ricordava; era andata a salutare la zia Adele, domenica mattina e poi aveva telefonato per avvisarlo che si sarebbe trattenuta lì a pranzo. Lui non c’era. Aveva riprovato più tardi e…..sì,…lui stava scrivendo la lettera.

Ecco, il mistero è risolto.

“Ora mi faccio una doccia e poi l’aspetto a letto” pensò.
Alle quattro, stanchissima, mentre l’aspettava, incominciò a sognare. E nel sogno lui c’era!

Si buttó sul letto e il sogno si trasformó in sonno.

-Ma che mistero d’Egitto. Tutto è chiaro. Ora Torna!

…..le piramidi…..io Cleopatra, ecco Antonio…..ma com’è che si chiama Gianni……..

Capitolo 3

Il sole, attraverso le fessure della persiana semiabbassata, le colpì gli occhi.
Non fu facile capire dove si trovava. Cercava con lo sguardo lo specchio dell’armadio della cabina di lusso, che stava di fronte al suo letto e nel quale, per molti giorni, aveva sorpreso la sua immagine che la fissava ancora stralunata dopo una notte di bagordi e una o due ore di sonno. Ma stavolta non le apparve nessuno; fissava con stupore la tenda bianca che si muoveva leggermente e… allora ricordò.

Era di nuovo a casa; ma lui? Tastò il cuscino alla sua sinistra, ma la sua mano non trovò, come altre volte, la testa scapigliata di suo marito.
Quindi non era rincasato.
Che fosse stato ancora una volta ripreso dal demone dell’alcool, che giacesse, come altre volte, sotto il portico di qualche palazzo di periferia?
Si allarmò!

Lei sapeva cosa era accaduto cinque anni prima, quando questa scoperta l’aveva prima lasciata sconvolta e poi…!
Era stata quella scoperta a spingerla a confessargli tutto.
Era stata il suo alibi; aveva approfittato dell’occasione per fargli credere che da tempo sapeva del suo vizio e che per questo motivo aveva accettato la corte del suo capoufficio. Aveva in tal modo rivoltato la frittata a suo favore, scaricandosi la coscienza e, fintanto che lui non decidesse di fare una cura disintossicante, continuando la sua “storia” con meno rimorsi ed ansie.

Ma poi, dopo sei mesi, aveva dovuto compiere una scelta. Aiutare Gianni ad uscire dal tunnel o continuare a far finta di niente visto che lei “amava solo se stessa”?
Per poco tempo cercò una soluzione, poi decise che la vita è una, che voleva il marito e l’amante e quindi… decise!

Aiutò Gianni nei momenti difficili che seguirono, facendogli credere che con l’altro tutto era finito.

Cambiò lavoro e di questo lui ne fu felice, ma le sue nuove mansioni la obbligavano a star spesso fuori di casa; congressi, cene di lavoro e … l’ex capoufficio.’

Le sembrò tutto facile. Gianni sembrava convinto di aver riconquistato la moglie; lei faceva di tutto per farglielo credere.

Appariva tutto così tranquillo, che non fu sorpresa quando Gianni le offri quei tre biglietti per la crociera di un mese nel Mediterraneo.

Egli era impossibilitato a parteciparvi perché il lavoro, programmato da tempo insieme ai capoccioni dell’industria elettronica in cui lavorava, glielo impediva, ma fu felice di invitarla a trascorrere quel mese di vacanza insieme a Katia e Mena, le sue amiche del cuore, per giunta libere da impegni sentimentali. Katia era separata da poco e la vacanza le avrebbe certo fatto bene e Mena, quarantenne nubile semi¬acidosa, non avrebbe osato sperare di più dalla vita.

Gabriella non fece neanche finta di dispiacersi a partire senza di lui. Aveva subito pensato al modo di sfruttare al meglio quell’opportunità. Sapeva di certo che Mena era già partita con la madre e un fratello per gli USA, dove risiedeva da tempo suo zio Giuseppe, fratello del defunto padre, che aveva fatto fortuna con una industrietta di bottiglie di plastica e che desiderava vedere quello che restava della sua famiglia. Il soggiorno era programmato fino a Natale.

Per quanto riguardava Katia, era stata e poteva benissimo continuare ad essere complice, tanto più che anche lei adesso cercava per così dire “l’uomo”, quindi per Giorgio (l’ex capoufficio) doveva essere abbastanza semplice trovare un amico e … via tutti e quattro per trenta giorni e trenta notti di follia.

E fu così che il 1° Agosto 1964, da Genova partiva l’ “E. Costa”, con a bordo, fra tanti, Gabriella, Giorgio, Katia e Nicola.

Capitolo 4

Fu un lampo, un’idea vaga nella mente, una luce che si accendeva e spegneva:

Perché le sembrava tanto importante la data?
1 Agosto ’64… 1-8-64… 1-8-1964…
Numeri che aveva già visto! Dove?

Si ritrovò a pensare ossessivamente a quelle cifre, poi si alzò dal letto e scorse. sul comodino la lettera della sera Prima:
Meccanicamente la sfilò dalla busta e capì… capì dove aveva visto quei numeri.
“La divisione”(1819:64)

Quindi Gianni sapeva, ma cosa?
Non poteva essere un caso?
Lui certamente conosceva la data di partenza (i biglietti erano suoi), quindi, conoscendo il suo pallino per la poesia e l’enigmistica, poteva benissimo averle dedicato quella “poesiola” pigliando spunto dalla loro momentanea separazione e dal giorno in cui questa sarebbe avvenuta. Ma il “resto”?
Cosa intendeva? Era semplicemente un modo di dire, o nascondeva qualcosa?
“Il resto” !

Che significato aveva quella parola?
Si ricordò delle “gimkane” che organizzava per gli amici; dei misteriosi quesiti, che erano tali per tutti, ma non per lui.
4:1/e… chi poteva immaginare che significasse “quattro pere”?
E il Ca2O? Quanti portarono il “cacao”, quando trovarono nella busta tale indicazione?
Era una sua passione.

Da tempo non lo faceva più, ma le fece bene ricordare la “caccia al tesoro”. che organizzò per regalarle il primo anello. Solo lui poteva avere l’idea di nasconderlo nel fanalino posteriore dell’auto e di farglielo trovare dopo aver risolto, anche col suo aiuto, decine di enigmi.

E se quella poesia conteneva qualcosa, avrebbe sudato parecchio per scoprirlo.
Erano quasi le undici ed ebbe la tentazione di telefonare alla polizia o a qualche ospedale.

Mise da parte quell’idea solo quando le venne in mente che non poteva neanche chiedere aiuto a Giorgio, che era sbarcato a Napoli due giorni prima della fine della crociera. Era stato chiamato telegraficamente dalla sua segretaria; era già pronto per lui un biglietto aereo per Tokio dove doveva presenziare all’allestimento di una succursale della sua ditta. Si sarebbe dovuto trattenere almeno tre mesi.
Questo era un altro mistero!
Come aveva fatto la segretaria a sapere dove si trovava?

Non aveva lasciato recapito; non lo faceva mai quando partiva per le ferie. La spiegazione che ci eravamo dati era che i suoi capi avessero interpellato Augusto, l’autista che l’aveva condotto all’imbarco.

Oppure qualcuno dei dipendenti della ditta (ne erano circa diecimila) poteva trovarsi sul molo ad accompagnare qualche parente e poteva aver notato la macchina con la scritta “REMAINDER“, il nome della ditta, e poteva averlo visto scendere ed imbarcarsi. Giorgio era molto noto e benvoluto nell’ambiente di lavoro e quindi qualcuno poteva aver pensato di fargli cosa gradita aiutando i proprietari a rintracciarlo.

Quanti “poteva” , quanti “se”, quanti “ma” !
Ma Gianni che c’entrava in tutto questo?

Capitolo 5

Continuò a pensarci mentre faceva la doccia e mentre consumava la colazione.
Era passata ancora un’ora e di Gianni nessuna traccia.
Provò a vedere se dagli armadi mancava qualcosa.
Niente! Non si era allontanato per un lungo viaggio. Doveva tornare! Ma quando?
Ripigliò per l’ennesima volta in mano la lettera. La rilesse.
La divisione
(1819:64)
…è un’operazione che coinvolge

“dividendo” (Gianni?) e “divisore” (Gabriella?)
molto spesso chi la fa (pensó: “l’ho fatta io”)
trascura il “resto” (ma che diavolo può significare?)
che la sua importanza ha (disse fra sé: -mi invita a trovare l’importanza del resto-)

Si accorse allora che stava pensando con la testa di Gianni.
Pigliò una penna e quasi senza volerlo si ritrovò ad eseguire la divisione 1819:64.
Il quoto era 28, il resto 27.
28, lo stesso numero dell’armadietto di Gianni in fabbrica.
Era il “quoto”!
Che c’entrava il “resto”?
Cercò nello studio del marito le chiavi dell’armadietto 28.
Non c’erano!
C’erano quelle del 27.
“Il resto”!
Pigliò quelle.

Nella sua mente, le sembrava tutto molto chiaro. Pareva un invito a guardare in quell’armadio.
Corse in garage… guidò come una pazza… sali i gradini dell’ingresso ansimante… chiese al custode di seguirla (la conosceva).
Si fermò davanti alla serie di armadietti nel corridoio.
Pregò il custode di cercarle le chiavi dell’armadietto del marito, il numero 28, mentre lei con mano tremante tentava ai infilare la chiave nella toppa del 27.
…fece prima il custode ad aprire l’altro armadio…

La mano inerte di Gianni usci per prima, facendo cadere una pistola!
Gabriella capi allora che non sarebbe stato necessario aprire il “resto”.
Nell’armadio 27 c’era, ne era certa, quello che era stato il benvoluto dipendente della ditta “REMAINDER”; il suo inglese perfetto tradusse in fretta, finalmente.
REMAINDER in italiano significa “RESTO”

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